«Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.» A. Einstein

domenica 6 novembre 2011

Clima, territorio, speculazione e incuria: l'uomo ha le colpe principali di quanto accade in questi giorni

Ad un anno dall'alluvione nel ponente ligure ed a pochi giorni dalla tragedia delle cinque terre, ancora una volta a Genova, un altro pezzo di questa splendida regione stretta tra monti e mare, con le strette valli occupate spesso da seconde case, piena di porti e con i corsi d'acqua spesso sotterrati, conta nuovi morti e deve spalare nuovo fango per l'ennesimo evento "straodinario" che sta diventando sempre più "ordinario" all'epoca dei cambiamenti climatici, che sembrano accanirsi contro questo arco sul mare e sulla sua contigua appendice Toscana e che interessano oggi e nei prossimi giorni tante altre zone del nostro Paese.

Di alluvioni purtroppo il nostro Paese ne è stato vittima spesso nella sua storia. L'aumento della quantità di acqua caduta in questi giorni dipende dal cambiamento climatico (dove già l'uomo mette il suo zampino) e però ha degli effetti soprattutto in zone che hanno conformazioni orografiche come quelle ligure, con le zone montuose che rendono le piogge ancora più intense. La storia di Genova e della Liguria è stata però tra gli anni Cinquanta e Sessanta una storia di forte cementificazione e oggi si subisce un'eredità di corsi d'acqua edificati, appesantimento del territorio, spesso i torrenti sono costretti a scorrere sotto gli edifici oppure in corsi artificializzati, è questo il motivo per cui quando esondano lo fanno con più impeto e velocità. 

La rendita edilizia, non sempre e non necessariamente illegale, ha trasformato il territorio italiano con nuovo cemento ed infrastrutture che cambiano la situazione e generano nuovi rischi. L'edilizia delle "varianti", delle deroghe, che non tengono conto né delle mutate condizioni ambientali all'era del Global warming né delle mutazioni subite da un territorio privo di vera e sistematica manutenzione, è una delle cause principali dell'angoscioso spettacolo che vediamo in questi giorni. Se si vuole dare fiato all'edilizia lo si può fare riconvertendo ciò che esiste in edifici sostenibili dal punto di vista ambientale.

Non voglio dare colpe a nessuno, soprattutto in giorni in cui serve la concordia e la determinazione a sostenere e aiutare le popolazioni colpite da tali eventi. E dove le parole dettate dall'angoscia e dal dolore possono creare più danni che soluzioni. Ma la sottovalutazione di tutto questo, l'incapacità di un intero Paese di mettere in sicurezza il proprio presente per guardare al futuro è emersa anche dalla parole nel corso dell'audizione in Commissione ambiente del Senato del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il Governo di cui fa parte ha praticamente azzerato i fondi per la prevenzione dal dissesto idrogeologico, taglio metodico e continuativo delle risorse destinate alla manutenzione del territorio, che dai già insufficienti 500 milioni stanziati dal Governo Prodi, sono state in sostanza annullate. 
Ad esempio il miliardo stanziato con la Finanziaria 2010 per la messa in sicurezza del territorio non è stato mai reso disponibile per il ministero e per le Regioni. E' rimasta una somma virtuale che con la legge di stabilità è stata anche ufficialmente cancellata e sostituita con un impegno del tutto generico, e non vincolante, a destinare alla difesa del suolo una quota dei fondi Fas. In questo modo, nei giorni in cui ancora si piangono le vittime dell'alluvione che ha colpito Liguria e Toscana viene così messa in evidenza l'inadeguatezza dell'esecutivo.

Ripeto che non possiamo dare colpe a nessuno, ma solo ragionare su qualche scelta molto discutibile. Comprese quelle di chi governa o ha governato la Liguria e gli altri territori che ogni anno sono vittime di queste NON emergenza. Italia Nostra ricordava che «È gravissimo l'attacco a un territorio fragile come quello della Liguria portato avanti con una legge folle approvata durante l'estate, nel silenzio assordante dei media: il regolamento regionale numero 3 del 2011 della Regione "che ha ridotto da 10 a 3 metri le distanze minime di edificazione lungo i corsi d'acqua". Come al solito ogni anno alla prima pioggia ci ritroviamo a contare i morti». 

Speriamo almeno che questo disastro, che questi poveri morti, portino la politica, centro-destra e centro-sinistra a rivedere un modello di sviluppo che si sostiene con una cura di cemento che non è sostenibile per l'Italia malata.

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