«Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.» A. Einstein

giovedì 17 novembre 2011

Debito, responsabilità e Governo dei tecnici

Il nuovo Governo di Mario Monti nasce per l'emergenza sui mercati finanziari, che hanno velocizzato la crisi strisciante che da mesi viveva il Governo Berlusconi. Proprio la paralisi decisionale del governo precedente avrebbe reso inevitabile il default del nostro Paese. l'Italia sarà più credibile anche nel richiedere aiuti e collaborazioni esterne (BCE, FMI, UE) se darà l'impressione di voler mettere a posto i conti, senza scaricare sulla Banca centrale o su altri paesi i costi della crisi.
IL DEBITO DEL NOSTRO PAESE
L’aumento dello spread, cioè la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi ha raggiunto la scorsa settimana i 575 punti base, vale a dire il 5,75%. Il problema è che l’Italia ha un debito molto elevato, intorno ai 1.900 miliardi di euro, pari a circa il 120 per cento del Pil. E un aumento dello spread, ossia dei tassi interesse non è una buona cosa. A volte sembra che il debito ci sia piovuto addosso, come il carbone il giorno della Befana. Questo debito è stato invece contratto dai Governi che si sono susseguiti negli anni per finanziare gli investimenti, ma anche spese risultate improduttive. Nessuno ha obbligato i governi precedenti a mandare in pensione gli statali dopo sedici anni di lavoro oppure a pagare i vitalizi ai parlamentari dopo una legislatura o a spendere decine di miliardi di lire per autostrade mai finite come la Salerno–Reggio Calabria. Quel debito ora deve essere rifinanziato. Quindi i primi responsabili di tale situazione siamo NOI ITALIANI. Nel 2012, l’Italia avrà bisogno di prendere a prestito più di 400 miliardi di euro. Ma non si fa credito a un soggetto già molto indebitato senza porgli delle condizioni. Una famiglia indebitata deve o aumentare le entrate o ridurre le spese oppure vendere una parte del suo patrimonio. Prima di prendercela con la speculazione, il sistema finanziario, gli altri Governi... forse è meglio fare un po' di autocritica.
LE DECISIONI NON PRESE e il GOVERNO DEI TECNICI
La crisi esplosa lo scorso agosto richiedeva che il governo Berlusconi facesse qualcosa: aumentare le entrate (ad esempio reintroducendo l’Ici) oppure ridurre la spesa pubblica (toccando la spesa previdenziale) e anche vendere pezzi del patrimonio (privatizzare Eni, Enel, Finmeccanica, Rai). Ma il governo non voleva o non poteva fare niente per veti interni o per non rimangiarsi promesse fatte solo per prendere voti.
Con questa mancanza di capacità di valutare (il Governo ha negato la crisi per un sacco di tempo) e prendere decisioni, il default, con tutte le conseguenze disastrose per le famiglie e le imprese italiane, sarebbe stato inevitabile. È da questo stallo che nasce il governo dei tecnici, cioè un esecutivo che non ha il problema di prendere decisioni impopolari per paura di perdere le elezioni. Il presidente Monti aveva chiesto esplicitamente ai partiti di entrare nel governo, ma un accordo non è stato trovato. In altre parole, il governo Monti riempie un vuoto lasciato colpevolmente dalla politica. E il successo del nuovo governo dipenderà, non dimentichiamolo, dalla volontà dei partiti di votare in Parlamento i provvedimenti che il governo varerà.
Sono indispensabili scelte forti e strutturali, sulla crescita, il lavoro, le pensioni, il fisco, l'evasione fiscale, l'efficienza della macchina pubblica e della giustizia. Il tutto tenendo in considerazione che è indispensabile che la politica ritrovi autorevolezza, attraverso la riduzione degli sprechi e del numero dei parlamentari e la cancellazione di molti dei privilegi a volte incredibili. Il governo Monti, legittimato democraticamente dal voto del parlamento, dovrà dimostrare la sua credibilità nel portare avanti le riforme economiche, fiscali e strutturali e ha il potenziale per rimanere in carica fino alle elezioni del 2013. 

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