«Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.» A. Einstein

lunedì 26 settembre 2011

Diario dall'Ecuador / 3. Incontri con tre persone speciali

Durante il mio soggiorno in Ecuador ho avuto il piacere di incontrare tre persone che hanno contribuito a dare un sapore ancora più intenso alla mia breve permanenza nel Paese. Sono andato a trovare tre Missionari che vivono la loro vocazione in sud america: le suore comboniane brugheresi Mariangela Sardi e Maria Rosa Biraghi, e l’amico Padre Pino Valaguzza. Come socio del gruppo missionario Brugherio Oltremare è stato per me un piacere poter vedere la felicità nel raccontare la “loro” missione, le difficoltà ma soprattutto le gioie nell’attività di ogni giorno.

Suor Mariangela Sardi da 12 anni si trova a San Lorenzo nel nord dell’Ecuador, al confine con la Colombia. Si tratta di una zona abbastanza povera rispetto al resto del Paese. La situazione è molto difficile anche a causa di una criminalità molto alta, soprattutto per il fatto di essere terra di confine. In questa zona vi sono anche alcune miniere d’oro di altri metalli, la cui estrazione pur dando la possibilità di lavoro di fatto sta distruggendo i fiumi e l’ambiente. Suor Mariangela è la colonna portante dell’Istituto di Educazione Speciale gratuito “Nuevos pasos – Don Carlo Gnocchi” creato nel 2001 con una collaborazione tra l’impegno missionario delle Suore Comboniane e la grande esperienza della Fondazione Don Gnocchi, con la finalità di prendersi cura dei bambini e ai giovani con disabilità nelle differenti aree del ritardo mentale, visivo, uditivo, dell’apprendimento.

Suor Mariangela all'ingresso dell'Istituto Nuevos Pasos
mi racconta le gioie e le difficoltà della sua missione

Questo Istituto attualmente ha una struttura di alta efficienza e professionalità per soddisfare le necessità della popolazione nelle aree dell’educazione speciale, riabilitazione, medicina e lavoro sociale. Appare chiaro che una struttura così importante, e che fornisce servizi unici nella zona, necessiti di grandi risorse, sia umane che economiche. Le prime le ho incontrate di persona, negli insegnanti, nella rettora della scuola, nel personale medico, tutti afroamericani, a testimonianza di un modo bello di fare missione e di costruire le cose assieme. Anche i volontari italiani mi hanno dato una bella testimonianza di passione e coraggio nel scegliere di dedicare una parte della loro vita per le persone di San Lorenzo.

All'interno di una delle tante aule dove si tengono lezioni per alunni con disabilità
Suor Maria Rosa Biraghi, da più di trent’anni in terra di missione, vive e lavora a Esmeraldas e si occupa principalmente di attività caritative verso le tante famiglie indigenti, verso i carcerati, si occupa inoltre di animazione di gruppi di donne e di giovani sia nel lavoro che nella preghiera. Come per suor Mariangela anche in una città più grande come Esmeraldas, le risorse economiche sono il tema più delicato. Lo Stato è abbastanza presente, ma ovviamente non riesce a coprire o a garantire maggiori risorse vitali per mantenere l’alto livello di qualità del centro di San Lorenzo o le numerose esigenze seguite da suor Maria Rosa. 

Suor Maria Rosa davanti alla Cattedrale "Cristo Rey" di Esmeraldas 

Entrambe tramite me hanno voluto ringraziare di cuore l’aiuto di Brugherio Oltremare che ogni anno invia la sua offerta utile e direi proprio indispensabile. Io sono testimone, anche se non ce n’era proprio bisogno, che ogni singolo dollaro ricevuto va nel dare un aiuto alla realtà che ho conosciuto.

L’ultimo incontro è stato con l’amico Padre Pino, conosciuto nel 2003 nella mia prima esperienza da volontario-muratore in Ecuador. Padre Giuseppe Valaguzza cresciuto nel mondo salesiano e soprattutto nell’Operazione Mato Grosso è da più di 35 anni un sacerdote ecuatoriano (ossia ordinato in quel paese) e vive da sempre per e con i poveri. Attualmente nella zona del vulcano Cotopaxi a un paio d’ore a sud di Quito. 

Con Padre Pino nella plaza della sua comunità a 2900 mt di altezza

E’ sempre un piacere chiacchierare con il Pino e sentire i mille racconti di vita, le continue difficoltà e gioie che ogni giorno rendono la sua vita poco comoda ma certamente immersa con la sua comunità. Insomma vivere la vocazione di sacerdote in modo totale, con la massima disponibilità e amore verso la chi ti ha accolto ti rende vero e credibile testimone più di tante belle parole. 

Padre Pino con i "suoi" pequeños parrocchiani che gli corrono
incontro salutandolo "hola Padrecito!"

In generale per le tre realtà raccontate, come per un po’ per tutte le zone più povere dell’Ecuador, i problemi sono i redditi molto bassi per gran parte della popolazione, problemi legati alla salute, all’igiene e all’alimentazione, in generale alla precarietà delle condizioni di vita. La dedizione, la passione, l’amore che ancora una volta mi hanno testimoniato i miei “incontri” mi hanno riempito il cuore e hanno dato un senso molto forte e profondo ai miei pochi giorni trascorsi tra le Ande e il Pacifico.

lunedì 19 settembre 2011

Ecuador / 2. Cosa sto combinando...

Esmeraldas. Seconda puntata. Dopo avervi raccontato le prime riflessioni dopo il mio arrivo in Ecuador, parlerò oggi delle attività alle quali ho partecipato oppure sto dando una mano. Per me questo è stato un modo molto interessante per entrare in contatto direttamente con le gente, tomando una cervecita despues del trabajo (bevendo una birretta dopo il lavoro), con la vita di qua (non vivo in un hotel, ma in una casa molto carina e accogliente dove vengono ospitate le persone che provenendo da lontano devono fermarsi per una terapia), con la cultura, le bellezze e le difficoltà della terra che sta alla “mitad del mundo”.

Una "tipica" cucina di una casa nel cantone di Rio Verde
Innanzitutto sto dando una mano all’Organizzazione OVCI – La nostra Famiglia, che mi stanno ospitando. Accompagnando la fisioterapista o gli operatori che vanno nelle comunità della zona (a volte distanti ore da casa) per conoscere, assistere, sostenere persone grandi o piccole che abbiamo qualche forma di disabilità. Si tratta a volte di famiglie che vivono in estrema povertà, in condizioni di vita precaria soprattutto per la mancanza di igiene, per il fatto di vivere in case di legno fatiscenti, per un basso grado di alfabetizzazione e di istruzione e infine per una cultura e per delle abitudini che noi non riusciamo a capire.

Visita di Operatore e Fisioterpaisti a casa di una assistitita
La conoscenza e la vicinanza di una realtà come OVCI è fondamentale per ottenere servizi sanitari e riabilitativi, conoscenza di quali siano i diritti e le possibilità che lo Stato o altre organizzazioni danno… Insomma un modo per mettere queste famiglie all’interno di una rete sociale a volte indispensabile. Per OVCI ho svolto anche un po’ di lavoro amministrativo che mi ha permesso di conoscere molti operatori e conoscere come funziona una ONG che lavora in contesti molto difficili. Sono rimasto molto contento nel vedere tanti ecuadoriani che si danno da fare per altri loro compaesani.
Le disabilità dei bambini sono rese più complicate dalle difficili
condizioni igieniche e economiche. 
Sempre per le realtà di OVCI e della Nostra Famiglia sto dando un aiuto, diciamo molto pratico, presso l’Istituto Juan Pablo II, una grande struttura dove hanno sede una scuola e un centro medico e di riabilitazione per persone con disabilità. Si tratta di un centro di eccellenza nella zona, molto apprezzato anche dalla Istituzioni Governative. Qua faccio quello che serve, dal dipingere alcune aule di una nuova parte dove si andrà a tenere corsi pratici e professionali di avviamento al lavoro per gli studenti più grandi, al dare una mano a Felix, il factotum dell’Istituto… a creare un piccolo orto che da un lato possa dare qualche verdura alla comunità della Nostra Famiglia e che possa essere utilizzato come attività di insegnamento per alcuni ragazzi.
Aiutando Felix, il responsabile della manutenzione dell'Istituto Juan Pablo II
In questi giorni ho avuto l’occasione di andare a San Lorenzo, una città a tre ore circa da Esmeraldas per incontrare Suor Mariangela Sardi, missionaria brugherese che da 12 anni dirige l’Istituto di Educazione Speciale gratuito “Nuevos pasos – Don Carlo Gnocchi”, creato nel Cantone di San Lorenzo nel 2001 con una collaborazione tra l’impegno missionario delle Missionarie Comboniane e la grande esperienza della Fondazione Don Gnocchi, con la finalità di prendersi cura dei bambini e ai giovani con disabilità nelle differenti aree del ritardo mentale, visivo, uditivo, dell’apprendimento.
Con Suor Mariangela Sardi e i "suoi" bimbi davanti all'Istituto Nuevos Pasos a San Lorenzo
Questo Istituto attualmente ha una struttura di alta efficienza e professionalità per soddisfare le necessità della popolazione nelle aree dell’educazione speciale, riabilitazione, medicina e lavoro sociale. Gli operatori incontrati, i visi dei bambini che ti salutano sempre contenti, la gratitudine negli occhi delle famiglie e soprattutto la forza e la passione di Suor Mariangela (che per la cronaca di candeline ne ha spente 78) mi hanno riempito il cuore proprio come la frase scritta dai ragazzi all’interno della scuola: “no mires mi defectos, mira mis habilidades” (non guardare ai miei difetti, guarda le mie capacità).

Un’altra cosa molto interessante che ho conosciuto sono le attività portate avanti dalle Nazioni Unite attraverso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e il lavoro con i rifugiati di UNHCR-ACNUR.

Collaborazione nella distribuzione di alimenti del Programma Alimentare Mondiale
Due realtà molto importanti che svolgono un lavoro prezioso, sia verso le gente che come collegamento e sostegno alle altre Organizzazioni presenti. Parlando con Rafael, il responsabile di UNHCR in Esmeraldas mi sono abbastanza vergognato della mia Italia: noi dopo i primi sbarchi a Lampedusa abbiamo gridato all’emergenza, l’Ecuador (con molte meno risorse dell’Italia) ha nel suo territorio almeno 100mila rifugiati colombiani… si tratta di una cifra 2 volte più alta del numero degli africani arrivati in Italia nell’ultimo anno.
Questo un po’ velocemente il racconto di quanto sto svolgendo in questo bellissimo e complicato Paese. Spero di essere utile a loro, di certo sto imparando e conoscendo tanto. Starò qua ancora una decina di giorni e so che non mancheranno nuove scoperte e nuove sorprese.

Hasta Pronto

venerdì 9 settembre 2011

Diario dall'Ecuador/1. Riflessione all'arrivo.

Quito - Scorcio della Piazza principale e della Cattedrale
Esmeraldas (Ecuador). Mentre sto scrivendo questo mio primo post dal Sudamerica mi sembra di essere un inviato di un giornale. Come già detto nel post precedente mi trovo in Ecuador per un mese, un po’ vacanza e un po’ volontariato. Almeno questo era l’intento alla partenza. Poi arrivato qua, mi sono accorto di essere capitato in una realtà un po’ più dura di quanto mi aspettassi. Ero già stato in Ecuador con amici nel 2003, per aiutare il nostro caro amico Padre Pino… quindi non era tutto nuovo per me, ma in ogni caso la realtà che vi descriverò oggi, nei prossimi post e di persona al mio ritorno è stata ben oltre le aspettative.

Preciso che scriverò delle riflessioni di getto, senza starci troppo a riflettere, spero di poterle commentare con qualche mio lettore, in modo magari da affinare il ragionamento o condividerne la passione.
Iniziamo con ordine. Sono arrivato a Quito sabato 3, ho visitato e dormito nella capitale e il giorno dopo sono partito in pullman alla volta di Esmeraldas nel nord del Paese. Quito è molto bella, con il suoi palazzi in stile coloniale, le Chiese e l’idioma… ci ricorda la Conquista e la dominazione spagnola; poi le persone e i loro visi con tratti andini, occidentali, africani… ci ricordano che la storia del mondo è sempre stata decisamente complicata…
Uscendo dalla città e arrivando dopo 6 ore a Esmeraldas ci si trova subito a fare altre riflessioni, ci si imbatte nella povertà, a volte dignitosa, a volte proprio estrema e non puoi non chiederti, ma come è possibile, nel 2011? Sono anni, decenni, che si parla di aiuto allo sviluppo, di povertà, di migliore distribuzione delle risorse, di Obiettivi dell’ONU per il 2015… forse a questi Ecuadoriani (non Ecuadoregni por favor) non hanno detto che tra poco staranno meglio. Non ci siamo.
Esmeraldas - Quartiere periferico
Non ci siamo, noi in alcune case nelle quali sono stato in questi giorni non alleveremmo nemmeno le galline. Certo è questione di cultura, di possibilità, di sviluppo economico, di storia, di secoli… di destino forse… Ma la sensazione di essere preso (scusate) per il culo da chi detta le ricette per il futuro del mondo, socialisti, liberisti, teorici e nobel vari, mi è venuta.

Premetto che non sono uno studioso, che non vivo sempre in queste realtà, che sono di certo poco rispettoso di tante idee e teorie varie e forse anche del popolo ecuadoriano, ma io da turista del “mondo che ce l’ha fatta” provo vergogna. Gli diamo qualche euro per le banane che poi ci vendono a 20 volte tanto, gli diamo qualcosa per il petrolio che fa andare avanti le nostre economie… certo l’Ecuador vive di queste entrate ma sono le multinazionali del mondo ricco a fare il bottino… in cambio di inquinamento dell’aria e dei mari, distruzione delle foreste per gli oleodotti (qua vicino c’è una delle raffinerie più grandi del Sudamerica, che da lavoro, sì…, ma con che salari e con quali ricadute sanitarie e ambientali per la gente? Molto del cacao che abbiamo nelle nostre cucine arriva dall’Ecuador, ma il prezzo lo decide la Nestlè (e altri multinazionali), mica il contadino che ha il campo e la materia prima…

I problemi enormi di questo piccolo Paese, sono l’enorme concentrazione di ricchezza nelle mani di poche famiglie, redditi bassissimi per la gran parte della popolazione, problemi legati alla salute, all’igiene e all’alimentazione, grande diffusione della criminalità, e sono tutte cose che difficilmente si possano migliorare.
In visita con l'Organizzazione OVCI
in una delle case dove vive un assistito

In questi giorni ho avuto occasione di visitare molte famiglie, un po’ all’interno del progetto portato avanti da OVCI e dal Governo Ecuadoriano, un po’ per distribuire dei viveri del World Food Program dell’ONU (www.wfp.org). Sono stati incontri a volte sereni e belli, a volte veramente difficili per quello che si vede.
Noi apparteniamo al mondo che a partire dai Greci e dai Romani ha dettato legge nel Mondo, prima erano stati i Babilonesi, poi gli Egiziani… Ecco e se fossimo nati dalla parte sbagliata? Io solo per il fatto di essere nato a Monza, già sono sulla scialuppa di salvataggio del Titanic e se prendo il morbillo devo solo stare a casa dall’asilo… se il morbillo lo prendi qua spesso non lo potrai raccontare da grande.

Il dubbio allora ti viene… ma che ci stanno a fare la cooperazione internazionale e le ONG? Che fa l’UNICEF e l’ONU? Che fanno i Governi che dicono di aiutare i Paese del “Terzo Mondo”? E quelli che dicono “aiutiamoli a casa loro!” E quando fanno anche tanto, come l’Organismo OVCI (www.ovci.org) che mi ospita… serve? O si sta scopando il mare? Servo io qua, o vengo solo per fare il figo quando torno? Per mettere le foto su facebook®? Per sentirmi fare i complimenti?

Con alcune Operatrici nella cittadina
di Roqafuerte, a 1,5 ore da Esmeraldas
In parte si, dico la verità, sono poco umile e infatti sul mio blog sto raccontando questa storia. Dirò di più, sono qua addirittura per arricchirmi. Si perchè vedere tanti ecuadoriani, che avendo quasi niente, si danno fare per il vicino di casa, magari per aiutare una ragazza di 14 anni che dopo il secondo parto e un’infermità mentale… diciamo che fatica, o per andare a trovare un vecchio o un bambino che distano dalla città e che hanno bisogno, o per assistere famiglie in estrema difficoltà… ti arricchisce. Punto.

Ogni tanto leggiamo di statistiche che parlano di milioni di persone che escono dalla “soglia della povertà”, di un mondo che sta meglio, sia in campo economico che sanitario… non so, le statistiche avranno anche parti di verità e poi devono riassumere… ma quello che sto vedendo in questi giorni mi lascia con molti dubbi. Dire che non è povero chi è sopra la soglia di un reddito giornaliero di 2$ (dato preso come punto di riferimento da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) direi che è un po’ pochino per un paese dove ti servono almeno 5$ al giorno per mangiare. E se hai dei figli? E se devi risparmiare soldi per altre cose? Forse i poveri nel mondo sono un po’ sottostimati… forse. Ma non sta bene dirlo. E allora non diciamolo, poi però non stupiamoci se milioni di essere umani lasciano le loro terre, le loro radici, e vengono a cercare fortuna e un futuro migliore a Brugherio… non stupiamoci, tutto qua.

E’ vero che anche in Italia per molti la situazione soprattutto economica e sociale si sta facendo pesante…, la cosa che veramente mi fa agitare in queste notti è che le cause sono le stesse. Non abbiamo capito niente, e continuiamo a non capire. Parliamo sempre e solo di crescita, di consumare di più, di creare più ricchezza, mai di DISTRIBUIRLA MEGLIO! Questo non è socialismo (il Presidente dell’Ecuador Correa mi perdonerà…) E’ GIUSTIZIA! E questo vale sia per i paesi poveri che per quelli ricchi.


Esmeraldas - Una delle spiagge della zona turistica, esempio
della concentrazione estrema della ricchezza in questo Paese
Scusatemi ancora se vi sono parso un po' troppo predicatore... nel prossimo post prometto di essere meno palloso e vi racconterò cosa ho fatto finora e di come cerco di fare anche il turista in un paese ricco di natura e con dei posti strepitosi.
Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

Un abrazo a todos

venerdì 2 settembre 2011

Rotolando verso sud

Con questa bella canzone dei Negrita volevo salutarvi. Domani alle 7.10 partirò da Linate alla volta di Quito (Ecuador)... non preoccupatevi, per ora non emigro, tornerò il 28. Sarà un mese un po' di volontariato e un po' di turismo, in Paese molto ricco e molto povero. Ma dalle persone che incontri, dai luoghi che vivi ricevi tantissimo e, come sempre mi è successo nei viaggi che ho fatto fuori continente, torni diverso da quando sei partito.
Ero già stato in Ecuador nel 2003 per un'esperienza di volontariato: con 4 amici abbiamo aiutato Padre Pino nella sua missione.
Girerò in varie zone e spero di poter trovare delle connessioni per aggiornarvi cammin facendo.
Termino con le parole di una canzone di Nino Bravo "Un beso y una flor" che si usa spesso per salutare o dire addio in sud america. "mas alla del mar hbra un lugar donde el sol cada manana brille mas, soltara mi destino, las piedras del camino lo que nos es querido siempre quedara"  (più in là del mare ci sarà un luogo ove il sole ogni mattina splende di più, plasmeranno il mio destino le pietre della strada, ciò che non si vuole rimane sempre dietro).
Adios!