«Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.» A. Einstein

martedì 29 marzo 2011

Gli affari di Gheddafi nel mondo: solo ora si scopre che era un problema?

I soldi del Raìs o del suo Paese (la distinzione non è semplice) sono finiti in mezzo mondo. Questa ottima ricostruzione de LINKiesta ci aiuta a capire qualcosa in +.

mercoledì 23 marzo 2011

La guerra in Libia e chi non la trova giusta

Voglio dare spazio a Emergency e alla loro posizione sulla guerra in Libia: Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. "La guerra umanitaria" è la più disgustosa menzogna per giustificare la guerra: ogni guerra è un crimine contro l'umanità.


Personalmente sono stato contrario all'intervento in Afghanistan e in Iraq, e in questo caso faccio fatica a capire come il dittatore sanguinario Gheddafi osannato partner politico e economico di mezzo mondo sia divenuto il pericolo pubblico numero 1 in poche settimane, faccio fatica a capire chi stia governando il mondo e a chi debba rendere conto per gli errori, faccio fatica a capire come un Governo e un Premier possano far fare il carosello ai cavalli bianchi del dittatore nella nostra Città Eterna e non doverne pagare le conseguenze politiche di tale scellerato atteggiamento. 

i nostri governanti, gli stessi che ora indicano la guerra come necessità, fino a poche settimane fa hanno finanziato, armato e sostenuto il dittatore Gheddafi e le sue continue violazioni dei diritti umani dei propri cittadini e dei migranti che attraversano il Paese.


So bene che chi fa i veri affari nel mondo e chi muove le vere leve del potere politico e economico sa bene come muoversi e che politici, aziende, e noi stessi non comprendiamo e subiamo tali scelte. In questi giorni sono inoltre indecenti le beghe tra i Paesi che dovrebbero comandare l'azione militare.

Condivido le parole di Emergency: ai governanti che vedono la guerra come unica risposta ai problemi del mondo, rivolgiamo di nuovo l'appello del 1955 di Bertrand Russell e Albert Einstein nel loro Manifesto: «Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà rinunciare alla guerra?»

martedì 22 marzo 2011

Una nuova e tecnologica linea metropolitana alle Hawaii costa meno del prolungamento della linea 2 Cologno - Vimercate

Notizia dell'Agenzia Adnkronos - Finmeccanica, attraverso le proprie societa' Ansaldo Sts e AnsaldoBreda, si e' aggiudicata dalla Municipalita' di Honolulu il progetto della nuova linea metropolitana driverless ad alta Capacita' della Citta' di Honolulu. Lo rende noto Finmeccanica in un comunicato precisando che il contratto, che comprende la progettazione della nuova linea, ha un valore complessivo di 574 milioni di dollari

Mia riflessione. Se con  410 milioni di euro (574 milioni di dollari) si fa una nuova e tecnologica metropolitana ad Honolulu... Perche' nel vimercatese ci vogliono 500 milioni di euro per portare il "vecchio" metro' da Cologno a Vimercate? E soprattutto dopo 30 anni non sappiamo nemmeno se e quando?

Assaperlo!

Giornata mondiale dell’acqua: un bene da difendere e garantire a tutti

L'Onu lancia l'allarme: «Acqua per le città, rispondere alla sfida urbana». L’acqua sarà sempre più contesa anche nelle metropoli. Tale scenario non è dovuto alla scarsità della risorsa, ma alla cattiva gestione e alla cattiva politica, che non contrastano l’inquinamento e i cambiamenti climatici, e ai comportamenti delle imprese private che per avidità vogliono mettere le mani e fare profitti su questo bene comune.
In Africa e Asia si calcola che la popolazione urbana raddoppierà entro il 2030, e già ora un abitante su quattro delle città del mondo vive senza adeguate strutture igienico-sanitarie. Tale sfida si complica se si considerano che 800 milioni di persone vivono in baraccopoli o luoghi senza adeguati servizi idrici e igienico-sanitari.

All’acqua, e questo forse spesso lo dimentichiamo, è dunque legato il destino dell’umanità: nel nostro Paese si parla spesso di privatizzazione, come modo per rendere piu' efficiente la gestione di questo bene, ma da altre parti si comincia a capire che la gestione delle multinazionali non funziona, che dev’essere il settore pubblico a garantire l’acqua: lo si è visto ad esempio a Parigi, dove il Comune si è ripreso la gestione completa delle acque sottraendola alle multinazionali Veolia e Suez.
In un mondo sempre più connesso ma sempre più ingiusto e dove le disuguaglianze aumentano, il controllo sull’acqua dovrebbe essere pubblico, sociale, cooperativo, equo e non destinato alla creazione di profitto; deve rispettare l’ambiente, le sorgenti e le falde, deve garantirne a tutti l'accesso.
Pensiamoci quando a giugno potremo dire la nostrea con il prossimo referendum.

World Water Day 2011

sabato 19 marzo 2011

La situazione in Medioriente all'alba della guerra contro Gheddafi

Un veloce e interessante articolo fa il punto della situazione in Medio Oriente. Il 2011 non sarà un anno tranquillo

martedì 15 marzo 2011

Nucleare: la ragione deve battere l'emozione

In Germania Angela Merkel, che aveva deciso di prolungare di almeno dieci anni la vita di 17 vecchi impianti tedeschi, sta tornando sui suoi passi. In Svizzera il governo federale sospenderà la procedura per autorizzare tre nuove centrali. Un blocco del nucleare si profila in Belgio e in Polonia, Slovacchia e Repubblica Cèca. Persino in Francia, dove sono in funzione 59 reattori e l’80 per cento dell’elettricità è di origine nucleare, serpeggiano dubbi e imbarazzo. Quanto all’Unione Europea nel suo insieme - ha comunicato il commissario all’energia Gunther Oettinger - intende riesaminare gli standard di sicurezza. In Italia i ministri Prestigiacomo e Alfano hanno già detto che si va avanti: mai cambiare linea sull’onda dell’emotività. L’impressione però è che i ripensamenti di Germania, Svizzera, Belgio, Polonia e altri Paesi avvengano proprio sull’onda della razionalità. Su La Stampa l'articolo completo

giovedì 10 marzo 2011

La plastica mette a rischio i nostri mari

Nel nostro mare Mediterraneo c’è una ingente concentrazione di plastica che sta praticamente distruggendo la vita marina. Plastica che proviene soprattutto dai famigerati sacchetti «usa e getta» che per fortuna sono stati messi al bando dall’inizio dell’anno. È questo uno dei dati del rapporto «L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino» realizzato da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna su richiesta di Legambiente. La scelta del nostro paese di bandire l'utilizzo dei sacchetti di plastica va nella direzione giusta, ed è una delle volte in cui l'Italia è all'avanguardia, ora il Ministero dell’Ambiente dovrà rispondere alla richiesta di chiarimenti della Commissione europea sul bando italiano degli shopper. Credo che questo rapporto di Legambiente possa costituire un valido aiuto al Ministro.  Qui trovi l'articolo de La Stampa

martedì 8 marzo 2011

Dedicato alle donne che non possono festeggiare

Dal magazine sui diritti umani Segnali di Fumo riprendo e vi propongo una seria riflessione nel giorno dedicato alle donne. Un modo per ricordare chi non ha diritto nemmeno a pensare ad un festeggiamento.

Nel mondo occidentale, diciamo per gran parte benestante, lasciamo scivolare via la festa con vuoto autocompiacimento e superficialità, con stanchezza e fastidio o nel migliore dei casi con ironia e amara consapevolezza.

Ma nell’altra parte del mondo (nei rimanenti tre quarti del pianeta) ci sono questioni ben più gravi a cui pensare: sarebbe segno di grande rispetto e consapevolezza tenere a mente che le donne del mondo (moltissime, fuori dalla nostra visuale) non hanno diritto, e quindi accesso, agli strumenti base della sopravvivenza, dell’educazione e della libertà. Non hanno accesso alla terra, che significa sostentamento, denaro e indipendenza economica, non hanno accesso al credito che consente libertà di iniziativa, crescita e riscatto, non hanno accesso all’eredità che si traduce, prima che in risorsa economica, nel riconoscimento tangibile del proprio ruolo e della propria dignità nell’ambito della struttura familiare.
La violenza fa spesso parte della loro esistenza quotidiana come il lavoro, la cura della casa o la crescita dei figli, una condizione ineluttabile o comunque accettabile che il mondo intorno ignora, tollera, giustifica.

Le donne del mondo lavorano duramente, come forse nessun altro, per garantire la sopravvivenza a se stesse e ai figli, eppure la loro immensa fatica non viene riconosciuta, né tantomeno premiata: portano il peso, reale non solo figurato, di una struttura sociale che non le colloca, non le ascolta, non le vede. Non leggono e non scrivono: si tratta dell’esclusione completa e forzata dalle più elementari forme di conoscenza, consapevolezza e partecipazione. Sono tenute distanti dai servizi essenziali, lontane dalla giustizia, dalla sanità, dalla sicurezza, relegate in insediamenti abitativi a dir poco precari, sottoposte a condizioni sanitarie proibitive, vittime di situazioni di guerra o guerriglia logoranti, senza voce, senza diritti, senza riconoscimenti.

Le donne che non festeggiano sono il 70% degli affamati del mondo, il 60% della forza lavoro, il 65% degli analfabeti, lo zoccolo duro del lavoro “informale” e sottopagato, in definitiva una enorme forza invisibile, sfruttata, giuridicamente non riconosciuta, umanamente umiliata nella quotidiana negazione dei diritti elementari che sarebbero di qualunque persona e di qualunque “genere”.
Queste donne chiedono un viso e una voce, attendono una vita più sicura e più degna, che consenta loro, una volta per tutte, di scegliere una vita senza più subire un destino.

In un’ epoca in cui la pretesa sa di arroganza e protervia, in un’era in cui si urla senza aver nulla da dire e si attacca senza aver nulla da difendere, è forse il caso di spegnere le luci di una festa del “genere” e, senza arroganza e senza protervia, ma con lucida, consapevole, legittima convinzione pretendere un nuovo “genere” di dignità.

sabato 5 marzo 2011

Il Paese bloccato dalle malefatte del Premier... così siamo distratti da tutto il resto

Volete un esempio: entro qualche settimana il Governo nominerà i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste Italiane e torna a gravare l'ombra dei partiti della coalizione e dei circoli opachi della capitale.

Il bravissimo Massimo Mucchetti sul Corriere ci informa che "ci sono incontri e cene dove seggiole e poltrone vengono ripartite secondo le appartenenze dei manager senza alcuna attenzione ai risultati di ciascuno e al futuro delle imprese. Eppure, per un governo che promette meritocrazia e frustate liberiste, le nomine rappresentano un banco di prova di fronte ai mercati e all'opinione pubblica".

Sarebbe bello se nei TG o nei talk show i politici si confrontassero e presentassero chi deve dirigere tali strategiche e importanti aziende.

SVEGLIAMOCI, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste Italiane sono anche aziende nostre...

venerdì 4 marzo 2011

La situazione della ricerca scientifica in Italia

Un interessante articolo su l'Espresso ci dice che secondo 'Nature', nonostante lo Stato investa pochissimo su di loro, la comunità di studiosi nei laboratori del nostro Paese è tra le migliori. Spesso ignorati sottofinanziati rispetto agli standard europei, gli scienziati italiani sono bravi. Scoprono cose di grande importanza e pubblicano articoli letti e utilizzati da migliaia di scienziati nel mondo. Hanno, malgrado la politica e il Paese che li ignora, un ruolo importante nella modernità che ogni giorno si crea nei laboratori di tutto il mondo.

mercoledì 2 marzo 2011

Energie rinnovabili. Qui si costruisce il futuro del Paese

Un mare di bugie sugli incentivi e il ruolo pesante della lobby "nucleare" vogliono rallentare lo sviluppo di un settore strategico per la nostra economia. Lo testimonia la situazione del nord Africa, il fabbisogno energetico dell'Italia è un tema attuale e importantissimo. La bozza del decreto in circolazione sui tavoli dell’esecutivo,  dice chiaramente che «nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 Mw per il 2020, è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico». Si tratta del punto più controverso del testo, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha assicurato ieri agli operatori che il governo manterrà l’impegno «preso con l’Unione europea del 17 per cento di produzione da fonti rinnovabili», aggiungendo che «non c’è un tetto degli 8.000 Mw. Invece di sostenere un settore che conta 5 volte gli occupati della FIAT, il Governo si mette di traverso. Per approfondire vai qui