Bello questo articolo del bravissimo Gramellini su La Stampa di sabato:
La campagna pubblicitaria dove i frontalieri piemontesi e lombardi del Canton Ticino vengono raffigurati come topi famelici che divorano il formaggio svizzero non è affatto razzista. Lo ha spiegato chi l’ha commissionata, un politico locale che è presidente dell’Udc e di nome fa Pierre, ma con Casini per fortuna non c’entra niente.
Anche Ciarrapico ha respinto con sdegno l’etichetta di antisemita: in fondo al Senato aveva soltanto detto che tutti gli ebrei sono dei Giuda. Persino Berlusconi, fra un attacco ai giudici e una barzelletta blasfema su Rosi Bindi, ha trovato il tempo per raccontarne una sulla tirchieria degli ebrei (originale, vero?), ma nemmeno lui è razzista. E nemmeno Bossi, che ha dato dei «porci» ai romani. Era una battuta: di Boldi, per la precisione. (Qualcuno l’aveva attribuita a Obelix, che però ha smentito. Lui diceva «Sono pazzi questi romani». Era un raffinato, Obelix). E chi vuol cacciare i rom in quanto rom? Guai a ricordargli il precedente di Hitler: si offende. Come quel professore di musica che su Facebook si augura lo sterminio dei disabili. «Nazista io? Inconcepibile».
Forse è il momento di tracciare una linea nel discorso pubblico. Di qua razzismo, di là goliardia. E’ che non si capisce bene dove vogliano collocarla, questa linea, gli arzilli avanzi del Bagaglino.
Per loro dileggiare una comunità non esprime pregiudizio, ma incontenibile simpatia. Per me il confine resta il rispetto della dignità di ogni individuo. Ma sono un vecchio topo liberale, non faccio testo (e non mangio neanche il formaggio).
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