L'Onu lancia l'allarme: «Acqua per le città, rispondere alla sfida urbana». L’acqua sarà sempre più contesa anche nelle metropoli. Tale scenario non è dovuto alla scarsità della risorsa, ma alla cattiva gestione e alla cattiva politica, che non contrastano l’inquinamento e i cambiamenti climatici, e ai comportamenti delle imprese private che per avidità vogliono mettere le mani e fare profitti su questo bene comune.
In Africa e Asia si calcola che la popolazione urbana raddoppierà entro il 2030, e già ora un abitante su quattro delle città del mondo vive senza adeguate strutture igienico-sanitarie. Tale sfida si complica se si considerano che 800 milioni di persone vivono in baraccopoli o luoghi senza adeguati servizi idrici e igienico-sanitari.
All’acqua, e questo forse spesso lo dimentichiamo, è dunque legato il destino dell’umanità: nel nostro Paese si parla spesso di privatizzazione, come modo per rendere piu' efficiente la gestione di questo bene, ma da altre parti si comincia a capire che la gestione delle multinazionali non funziona, che dev’essere il settore pubblico a garantire l’acqua: lo si è visto ad esempio a Parigi, dove il Comune si è ripreso la gestione completa delle acque sottraendola alle multinazionali Veolia e Suez.
In un mondo sempre più connesso ma sempre più ingiusto e dove le disuguaglianze aumentano, il controllo sull’acqua dovrebbe essere pubblico, sociale, cooperativo, equo e non destinato alla creazione di profitto; deve rispettare l’ambiente, le sorgenti e le falde, deve garantirne a tutti l'accesso.
Pensiamoci quando a giugno potremo dire la nostrea con il prossimo referendum.
World Water Day 2011
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