Elvio Dal Bosco, per 30 anni funzionario del centro studi della Banca d’Italia, conosce da vicino le dinamiche di creazione della ricchezza e dell’economia mondiale. Ne ha scritto in La leggenda della globalizzazione e L’economia mondiale in trasformazione. Entrambi basati sull'idea che il calcolo della ricchezza nazionale non può dimenticare i danni ambientali e sociali prodotti dall'accelerazione della crescita.
Un articolo su Lettera 43 ci offre un intervista e alcuni approfondimenti sul tema. Ad esempio qual è il parametro per decidere la sostenibilità? La risposta di Dal Bosco appare scontata: l’ambiente, le risorse sono finite per definizione. E quindi non possono essere utilizzate per perseguire una crescita infinita. Oltretutto, a cosa serve rincorrere la ricchezza? A cosa serve? L’industrializzazione, lo sviluppo, la crescita servono a ottenere un benessere base, ma non ha senso, secondo l'autore perseguire all'infinito. Quindi è giusto che l’Africa, l’Asia e i posti dove le condizioni di vita sono ancora difficili continuino a spingere sul Prodotto interno lordo, noi no.
Questo tema risulta strettamente connesso con quello della giustizia, della equa distribuzione di ricchezza, della dinamica dei flussi migratori. E' su questi temi che si gioca il futuro nostro e del pianeta. Non basta voler intervenire nell'alzare o abbassare barriere economiche e umane tra popoli e diritti.
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