«Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.» A. Einstein
martedì 28 giugno 2011
La TAV: serve davvero? E quanto ci costa?
Un bell'articolo da http://www.lettera43.it/ ci da qualche strumento in piu' per approfondire il ragionamento sull'alta velocita', i costi necessari, la strategia dei trasporti europei... un qualcosa che va oltre le importanti proteste delle Val di Susa. Personalmente condivido la tesi che siano piu' di valore piccole opere diffuse sul territorio rispetto a pochi faraonici interventi qui e lì nella Penisola. Tutti sanno poi che la prima problematica del trasporto in Italia non sia rappresentata dai collegamenti tra centri urbani, bensì dall’accessibilità alle metropoli e dalla dotazione infrastrutturale intorno alle grandi città. Pensiamoci
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mercoledì 22 giugno 2011
Energia: all'Italia serve una strategia!
Il risultato del referendum ha sancito il no al nucleare, potrei aggiungere che di fatto sia un sì alle energie rinnovabili. Di certo il dibattito di queste settimane ha reso chiaro che nel nostro Paese manchi una visione sul futuro che guidi le grandi scelte energetiche. La riflessione sul ruolo degli incentivi, della ricerca e della produzione delle rinnovabili è attualmente guidata solo dalla necessità di ottemperare agli impegni europei. La Commissione sull’ambiente del parlamento tedesco ha consegnato un rapporto in cui si valuta tecnicamente ed economicamente realizzabile la possibilità di soddisfare tutta la domanda elettrica della Germania con energia verde entro la metà del secolo.
L’Italia è protagonista delle energie verdi: occupiamo il secondo posto al mondo per potenza fotovoltaica installata, 6.300 MW a metà giugno 2011, nell’eolico siamo sesti nella classifica internazionale con 5.800 MW in funzione alla fine dello scorso anno, nelle rinnovabili termiche siamo secondi in Europa con i 2,5 milioni di metri quadrati di solare. Le incredibili scelte / non scelte del nostro Governo hanno rallentato la corsa del fotovoltaico e bloccato quella dell’eolico, ma è sperabile che la normativa recentemente apporvata sul solare e quello previsto nei prossimi mesi per l’eolico e le biomasse diano certezze per una rapida ripresa della crescita.
Sul versante della ricerca e della produzione delle tecnologie siamo invece un po' deboli e soprattutto si nota la mancanza di attenzione verso la creazione di un tessuto produttivo innovativo. Manca del tutto un’azione governativa che indichi priorità per il paese e metta a disposizione risorse adeguate. Sul fronte produttivo/tecnologico operano ormai 800 imprese, ma rimaniamo in forte ritardo se pensiamo ad esempio alla Germania che sulle rinnovabili in pochi anni ha costruito un comparto con 370mila addetti.
Nel comparto fotovoltaico si sono registrate tensioni negli ultimi mesi. Il nuovo decreto penalizza investimenti già avviati nei grandi impianti, ma almeno indica obiettivi di medio periodo, 23mila MW al 2016, e un ragionevole percorso di riduzione degli incentivi, anche con l'obiettivo che la tecnologia possa diffondersi senza incentivi. I tedeschi ritengono che questo possa avvenire nel 2017 e per la stessa data l’Italia prevede di azzerarli:se il costo del solare diverrà tanto inferiore alle bollette elettriche da rendere economicamente appetibili gli investimenti privati.
Ci vorrà una forte regia pubblica per garantire, oltre ovviamente al recupero dei forti ritardi accumulati, anche l’introduzione delle smart grids e la promozione dei sistemi di accumulo. In Italia la sfida delle rinnovabili è affrontabile con maggiori chance rispetto alla Germania, non dovendo uscire dal nucleare, e con la potenza termoelettrica installata è possibile gestire l’intermittenza del sole e del vento, il potenziale del solare è elevato, la nostra rete può più facilmente trasformarsi in smart grid. Ma quello che serve è una discussione seria sulle strategie future a medio e lungo termine. Occorre capire come intendiamo muoverci nei prossimi decenni. La Gran Bretagna ha deciso di tagliare le emissioni climalteranti del 50 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2025. La Germania, prima di Fukushima, si era data l’obbiettivo di soddisfare la metà della domanda elettrica al 2030 con le rinnovabili ed è prevedibile che questo impegno venga innalzato per sopperire alla chiusura di tutte le centrali nucleari.
Insomma, emerge la consapevolezza della necessità di governare la rivoluzione energetica in atto. In Italia dobbiamo valutare gli scenari possibili e agire coerentemente e in tempi rapidi nella trasformazione del nostro quadro energetico. A maggior ragione dopo il referendum. Ne va del futuro del nostro Paese.
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